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IL PIPISTRELLO CHE CANTA…E IL COVID19

A fine marzo 2020 è balzata alla ribalta una puntata di Rai-Leonardo - un notiziario dedicato alla scienza prodotto dalla testata giornalistica regionale della Rai - del 2015.

 

L’autore del documentario, Maurizio Menicucci, cinque anni fa sosteneva che "alcuni scienziati cinesi avessero creato un super-virus polmonare da pipistrelli e topi per “motivi di studio”.

 

Menicucci affermava, inoltre, che: “Un gruppo di ricercatori cinesi ha innestato una proteina superficiale presa dai pipistrelli su un virus che provoca la Sars ricavato da topi, creando un super-patogeno in grado di colpire l’uomo”.
 

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Tanto basta per innescare le inevitabili tesi complottistiche che, già da alcune settimane, bollono nel calderone mediatico incentrato sul Coronavirus ci sta affliggendo l’intero pianeta. Lo spettro del più trito populismo isterico ha già, analogamente, contagiato gran parte dell’opinione pubblica e – guarda caso – persino l’ex-ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha annunciato un’interrogazione parlamentare. Lo stesso Donald Trump sta, da settimane, cercando di “marchiare a fuoco” l’attuale pandemia come “virus cinese”.

Agli UFO, all’inspiegabile dinamica degli attentati dell’11 settembre 2001 e a dozzine di altre “conspiracy theories”, come le chiamano oltremanica e oltreoceano, si aggiunge anche una delle creature viventi più ripugnanti in circolazione – non a caso il “progenitore” dei vampiri celebrati dalla letteratura gotica e dal cinema “di cassetta” hollywoodiano. E’ il “mostro” perfetto da sbattere in prima pagina, per chi si schiera con gli scienziati, attualmente sin troppo “impegnati” a smentire questa ennesima tesi complottistica. Franco Locatelli in primis, presidente del Consiglio superiore di Sanità e membro del comitato tecnico scientifico che affianca la Protezione Civile e il governo, dichiara che “Non c’è nessuna evidenza che questa [la sperimentazione cinese, cioè] sia stata il meccanismo in base al quale è stato generato il Covid19. È solo fantabioterrorismo”. Verrebbe comunque da pensare che la “gallina”, anzi, il pipistrello cinese abbia combinato qualcosa…

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Riassumendo: basta rispolverare un vecchio documentario RAI, per offrire una “panacea” di tipo usa e getta alla pandemia che ci sta massacrando fisicamente e psicologicamente. Un gruppo di scienziati pazzi di Wuhan, in Cina, avrebbe ideato l’arma bio-terroristica definitiva, per poi lasciarsela sfuggire e avvelenare il mondo intero. 

La storia ci insegna, tuttavia, che ciò che accade in realtà viene sempre ed esclusivamente consegnato ai posteri da chi esce vincitore da un conflitto, sia che si tratti di battaglie campali o di sconvolgimenti epocali.

 

Le classi dirigenti cercano di fare il loro lavoro, senza mai scordare i propri interessi, il popolo paga sempre il prezzo più alto, le generazioni che seguono si sciroppano tomi, saggi e pubblicazioni rigorosamente incentrate solo sul messaggio che chi ha “vinto” vuole tramandare. 

Trovo, allora, assurdo schierarsi per una o l’altra ipotesi o teoria. Del resto, sia noi, che le future generazioni, non sapremo mai per certo come e quando si sia realmente sviluppato il letale patogeno che sta mettendo in ginocchio la società e l’economia del 2020. E forse non ci interessa nemmeno: meglio concentrarsi sulla scoperta di un rimedio efficace e sulla salvezza del genere umano – le chiacchiere non ci servono.

Nel corso dei secoli, la medicina, ha, via via, imparato a difendersi dalle infezioni. Prima ancora di conoscere il virus del vaiolo, l’inglese Edward Jenner, era riuscito a mettere a punto un vaccino, alla fine del Settecento. Poi è arrivata la Spagnola, nel 1918, e ha fatto una strage (si calcolano cinquanta milioni di morti). Come hanno fatto morti le sue epidemie "cugine", negli anni a seguire (asiatica nel 1958 e Hong Kong nel 1969) . 

Non possiamo, però, esimerci da una considerazione abbastanza ovvia che, tuttavia, non dev’essere troppo campanilistica: fino a prova contraria – per quanto ne sappiamo – nessun laboratorio occidentale è stato mai messo ufficialmente in relazione con il bioterrorismo incentrato proprio su virus che provocano gravi infezioni respiratorie nell’uomo. Tanto basta per metterci le proverbiali pulci in orecchie che, da troppo tempo ormai, agognano parole di conforto, rassicurazione o, almeno, di condanna e deplorazione della peste del secolo. 

Daniele Cerrato, il giornalista conduttore di Tgr Leonardo, raccomanda di non fare collegamenti da spy story. “Siano gli scienziati a dire l’ultima”, egli conclude, durante una recente intervista ad Adnkronos.

Siamo tutti d’accordo e ancora Franco Locatelli rassicura che “Tutti i gruppi scientifici internazionali condividono la sequenza dei ceppi isolati del nuovo coronavirus e non è mai stato ipotizzato uno tale scenario bioterroristico del genere”.

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Bhè, però anche nessun uomo sano di mente si è mai interrogato sulla fattibilità di attentati come quello dell’11 settembre 2011, dei camion bomba o dei terroristi lanciati a gran velocità sul folle inermi.

 

Forse non tutti sanno che, già i tedeschi della Germania guglielmina, nel 1917, avevano provato a pasticciare con agenti virali influenzali, sviluppati per infettare “solo” cavalli e muli venduti alle armate nemiche, ma poi, proprio sul finire della sperimentazione e relativa inoculazione del virus da laboratorio, apparve l’influenza “spagnola” che annichilì definitivamente almeno due generazioni già fortemente provate dalla Prima Guerra Mondiale.

Parlare di coincidenza mi sembra fin troppo puerile, tanto più che prodromo di bio-terrorismo è stato ampiamente provato e documentato (cfr.: “The Fourth Horseman: One Man's Secret Campaign to Fight the Great War in America”, di Robert Koenig, Public Affairs, 2006).

Spesso, tali scenari apocalittici si vedono al cinema o nei thriller più venduti (ricordiamoci del sin troppo profetico "The Eyes of Darkness" di Dean Koontz del 1981), ma li scartiamo a priori, proprio perché si tratta solo della fervida immaginazione di scrittori e sceneggiatori. Persino Bill Gates ci aveva messo in guardia dalla pandemia globale, durante un suo intervento nel 2015. Ma... tutto ciò non potrebbe mai capitare proprio qui e a noi, ovunque ci si trovi nel mondo...

 

Forse, però,  varrebbe la pena di fantasticare un po' di più, per anticipare sia veri che presunti scenari così devastanti e “impensabili” – prevenire, soprattutto nel nostro caso attuale – è decisamente meglio che cercare di curare!
 

Copyright Alessandro Gualtieri 2020

 

Per ulteriori approfondimenti: "Grande Guerra e Bioterrorismo"

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